La nuova sede Campari viene costruita nel 2009 a Sesto San Giovanni, non in un luogo qualunque, ma sul medesimo sito che ne ha visto nascere gli stabilimenti nel lontano 1902. In quegli anni si insediarono sul territorio comunale molte delle più importanti realtà imprenditoriali del panorama nazionale nei settori metalmeccanico, siderurgico, chimico e alimentare: le Società Breda, Marelli e Pirelli, le acciaierie Falck, le distillerie Moroni e la Maggi, per citarne alcuni. Si andava formando un centro della produzione e della cultura industriale che ha valso alla città l’appellativo di “piccola Manchester”. Oggi Sesto conta 80.000 abitanti. La Campari, che ha attraversato con la sua storia tutto il Novecento, si trova oggi nel cuore del nucleo urbano. Nel 2004 la società sposta la produzione a Novi Ligure e decide di costruire sullo stesso sito degli stabilimenti originari – di cui mantiene traccia nello spazio museale e nella storica villa, oggi ristorante – il nuovo quartier generale, reinterpretando e ridefinendo il proprio ruolo nello spazio urbano cresciuto intorno al vuoto lasciato dai laboratori. Una serie di edifici dalle forme imponenti che riassegna alla dimensione produttiva dell’azienda una valenza culturale e urbana capace di rinnovare il dialogo con la città presente. Sesto è una città densa, tagliata in due da vere e proprie linee di faglia (la ferrovia, i grandi viali di attraversamento) e un aggregato di quartieri fortemente caratterizzanti: la vecchia Sesto che si addossa alla ferrovia, i bruschi cambi di scala del quartiere centrale (Isola del Bosco/delle Corti), la crescita urbana che ridisegna gli immensi lotti industriali dismessi nella parte sud-ovest lungo il confine con Milano, le forme residenziali del quartiere operaio novecentesco (Rondò/Torretta), gli interstizi nascosti lungo i limiti di faglia, luoghi di scissione, la sovrapposizione della rete viaria che unisce i piani e taglia l’orizzonte. Una struttura industriale e produttiva che ha scandito la crescita progressiva della città. L’arresto negli anni ’90 del Novecento ha decretato la fine di un’epoca, e lasciato dietro di sé un patrimonio fisico e culturale che è in parte riutilizzato, convertito o ancora abbandonato. La città produttiva si aggrappa alla città abitata per ritrovare un senso nella realtà presente. Dietro cortine di muri chilometrici, si estendono aree immobili, sospese nel tempo. Solo le acciaierie Falck occupano oggi il 10% del territorio comunale, imponendo un ripensamento che, considerata l’entità delle aree, non può riguardare la sola città di Sesto, ma travalica i confini comunali. Immobili e secolari, i giganti di metallo aspettano un segno di rinascita.
Fotografie di Urban Reports
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